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domenica 15 novembre 2015

Ama il prossimo tuo

L'immagine ritrae un'opera dell'artista Eva Antonini




Valeria è morta. Anche lei, come i troppi altri del Bataclan. Era veneziana. Aveva vissuto qui, a uno sputo da dove io vivo ancora. Non la conoscevo.
Il peso abbandonato del suo corpo fa più male di quello degli altri ragazzi che assistevano al concerto? Più degli avventori del ristorante? Più dei tifosi allo stadio? Più dei siriani trucidati, degli afgani, dei kenioti, dei russi precipitati con l'abbattimento del volo da Sharm el-Sheikh?

A me sì, fa un po' più male.

Perché avrei potuto conoscerla. Perché abbiamo preso gli stessi autobus, di certo, decine di volte. Perché abbiamo calpestato le stesse vecchie pietre lisce che cantano serenissimi passi. Perché, a entrambe, piace la musica rock. Piaceva.
Perché se fossi stata a Parigi, avrei potuto essere al suo posto, travolta dalla gioia mia e di altri individui, uniti da una passione comune e perfetta.

La pornografia di certi quotidiani, il becero, populista sciacallaggio dei pecoroni leghisti - che cianciano e cianciano, senza pudore alcuno - i passaporti falsi, usati come cartellini rossi di arbitri in malafede, gli affaristi cibernetici, che inventano bandiere sovrapponibili ai volti o t-shirt pre-stampate con la Tour Eiffel, le lacrime, le candele e tutto il corredo di feticci dolosi, di simboli strazianti, di viscere esposte...
tutto questo va oltre. 
Oltre la comprensione, la compassione. Oltre la coscienza: ché una pennellata tricolore, forse così si augurano, laverà le anime e metterà al riparo dalla paura. 

State dimenticando qualcosa. Se Valeria si fosse chiamata Aisha e avesse vissuto qui, a uno sputo da casa vostra? Se ci foste cresciuti, con Aisha? Se fosse stata un'amica, la vostra ragazza, la baby sitter di vostro figlio? Se aveste mangiato una pasta e fagioli insieme, alla Sagra di Qualche Santo, imbarazzati - per i primi cinque minuti - da un tavolaccio di legno da condividere? 

La soluzione è sempre stata lì, a portata di mano. 
Più sentiamo qualcuno vicino, più ne abbiamo cura. Vogliamo il suo bene, tuteliamo la sua vita, la sua opinione. La sua diversità. Più teniamo qualcuno vicino, più egli avrà cura di noi.

Accidenti, non è così difficile da capire. Neppure per gli ovini.
Non ve ne farete granché, delle ruspe, quando i vostri figli cammineranno, con rabbia o per noia, sul sentiero del 'nemico'.

Valeria è morta. E io no. 
E non voglio concedermi di avere una facciata, da difendere. Preferisco il dolore di conservare una faccia. La colpa, l'immonda fortuna di non essermi trovata, per ora, nel posto sbagliato al momento sbagliato.