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domenica 14 luglio 2013

Orfana come un brutto bagarospo





Schifo di anno! Se n’è andato pure Accolla. Epporcocane, porco.
Mia madre ha sempre cianciato di parentele sicure, con il marchio Doc, ma non si è mai capito quale ramo della famiglia allungasse le propaggini verso di lui. Forse un secondo o terzo nipote dello zio Pino, cognato di nonna; o magari un cugino della nuora della sorella di Vattelappesca. Non importa. A me l’ipotesi, per quanto remota o evanescente, galvanizzava comunque. Appartenere - più o meno - allo stesso ceppo di una delle voci nazionali più poliedriche, multiformi, modellabili, faceva sperare di riuscire a entrare, in un qualche futuro stellato, nell’incantevole universo del doppiaggio. E d’accordo che siamo in Italia, ma mi riferisco alla genia (o, per lo meno, alla contiguità); non ai soliti, familiari favoritismi.
Non è perché detesto poche cose al mondo quanto guardare un film sottotitolato. Né perché, quando lo incontrai, mentre le mie corde vocali - reduci dai corsi di ortoepia e pronuncia - si strizzavano intorno al refrain per uno spot di articoli sportivi lui, oltre il vetro isolante piantò un “Ok” con il pollice a mezz’aria. Passava da quelle parti e non negò un mimo d’incoraggiamento all’attempata novellina chiusa nell’imbottitura dello studio.
Il fatto, semplicemente, è che Tonino era il migliore. 
Che il “Doh!” piagnucolato da Homer Simpson di fronte alla scatola vuota delle ciambelle, da oggi, suonerà alieno.
Che i suoi redazionali, piani e mai noiosi, si riconoscevano a un chilometro di distanza.
Che lasciamo perdere Tom Hanks, Kenneth Branagh, e il resto della compagnia recitante. Avete presente Eddie Murphy? Continuerà a sghignazzare, mostrando le sue infinite centinaia di denti in qualche dirigibile, digeribile, digitale americanata. 
Con la voce di un altro.

E io non so immaginare chi avrà in sé quel corposo bolo di gioia capace di avviare, nella mia lingua, l’esilarante contagio.